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La parola Consumismo la uso anch'io, spesso nei miei post quì su Hive, senza mai approfondire troppo l'argomento, ma, senza dubbio, è un termine che assume sempre più connotazioni negative, e anzi, viene usata per descrivere la superficialità e la mancanza di spiritualità delle persone nella nostra società contemporanea.

I vari dizionari lo descrivono come un fenomeno sociale caratterizzato da un acquisto indiscriminato di beni e servizi, spesso indotto dalla pubblicità e dalla pressione sociale, ma, secondo me è una definizione molto parziale e non approfondita: il comprare qualcosa diventa quasi una droga, un piacere che dona una scarica di dopamina nel cervello, l'acquisto compulsivo diventa qualcosa che va a riempire enormi spazi vuoti della propria vita, spesso di carattere affettivo e sociale.

Certo, la pubblicità martellante fa il suo effetto, non si può negare, però se la persona media avesse più tempo da passare con parenti e amici e meno tempo da sola davanti ad uno schermo, forse anche la più efficace delle pubblicità avrebbe molto meno successo.

Alcuni esperti e analisti sono arrivati a coniare la frase "Consumo, dunque sono", riprendendo il famoso "Cogito, ergo sum" di Cartesio, per cui la nostra esistenza, nella società capitalista , High Tech e iper-industrializzata  di oggi, è definita da cosa, ma soprattutto da quanto acquistiamo.

Ma, in fin dei conti, non è tanto colpa del singolo individuo, ma veniamo addestrati fin da piccoli a ricercare il piacere in oggetti materiali: a partire dal Natale, festa che dovrebbe essere religiosa e celebrare la spiritualità e la famiglia, che si è trasformata in un cumulo di pacchi e pacchetti , in cui i bambini, sempre di meno e sempre più figli unici, si affannano a scartare i regali uno dopo l'altro, senza quasi guardarli, alla ricerca del nuovo gadget elettronico, magari smartphone o consolle, perchè anche i compagni di classe lo hanno già ricevuto.

Negli anni 80 e 90 era la stessa identica cosa, magari i videogiochi erano meno evoluti e con grafiche più "arcaiche", ma la mentalità di fondo è sempre la stessa, e probabilmente la dobbiamo far risalire agli anni 60 e quel famoso Boom Economico, che tanta ricchezza , ma forse anche un po' di tristezza, ha portato nelle nostre società.

E adesso, nel 2025, tutte queste problematiche sono state portare al cubo, grazie all'online shopping: il " Compro, dunque sono" non ha più limiti su Amazon , Ebay, Temu ed affini, e potreste sprecare il vostro intero stipendio in poche sere comprando oggetti per la pura e semplice ebrezza dell'acquisto, ma che in verità non vi servono un granchè.

Con lo shopping online, basta un semplice clic del mouse, e domani mattina il corriere vi porterà il vostro pacco, sempre che vi ricordiate di averlo ordinato, e di aver tempo di aprirlo , senza dimenticarlo in un angolo.

E sorge un'altra problematica: che noi occidentali tanto buoni che esportiamo democrazia in tutto il mondo, abbiamo esportato il consumismo anche in altri continenti o nazioni che noi consideriamo "più povere", ma che ora vogliono anche loro una fetta del consumismo sfrenato che regna quì da noi.

Insomma, un mondo di spendaccioni che si indebitano , pur di comprare cose futili che nemmeno servono: quanto può durare, a livello economico e sociale, un modello vuoto e fine a se stesso come il consumismo?

Grazie dell'attenzione e alla prossima.

*Immagine realizzata con ChatGPT*