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<h1>My second life
#9
[IT-EN]</h1><br>

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Capitoli precedenti / Previous chapters:

[Chapter #1](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-1-it-en)
[Chapter #2](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-2-it-en)
[Chapter #3](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-3-it-en)
[Chapter #4](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-4-it-en)
[Chapter #5](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-5-it-en)
[Chapter #6](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-6-it-en)
[Chapter #7](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-7-it-en)
[Chapter #8](https://peakd.com/hive-146620/@ilnegro/my-second-life-8-it-en)

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<i><b>Una sera Luca scende a buttare la spazzatura, ma quando cerca di rientrare nella sua casa, al 20° piano di un palazzone di periferia, scopre che nel suo appartamento ci abita un'altra persona e che la sua vita, come era fino a qualche momento prima, non esiste più. Cominciano da questo momento per Luca nuove ed inaspettate avventure che si mischiano ai ricordi della sua vecchia vita.</b></i>

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Via da qui
 
Con tutti questi pensieri nel testone, eccomi davanti alla portineria. Dietro al bancone però non c'è Erminio, lo zoppo, cioè il diversamente bipede, che conosco piuttosto bene, col quale spesso scambio qualche battuta mentre aspetto Elena che stacca dal turno. Al suo posto mi si presenta davanti un cerbero trinariciuto dall'aria decisamente teutonica, una mastodontica tedescona in là con gli anni, con lo sguardo accigliato e l'aria di chi di gambe ne ha almeno quattro, più una di scorta, mi chiede: “Dofe defe antare?”
Il tono è di quelli che non ammettono errori di nessun tipo. Se sbaglio la risposta ho l'impressione di poter essere tranquillamente squartato e dato come pasto a dei pastori della sua stessa origine, che sicuramente tiene nascosti dietro il muro di legno che ci separa. Intanto che io cerco, il più velocemente possibile, una risposta sensata Frau Chissàchì mi squadra dalla testa ai piedi, un pezzetto alla volta, ondeggiando impercettibilmente la testa come a dire “Nicht gut!” ogni volta che lo scanner che ha al posto degli occhi passa sopra ad un pezzo del mio corpo. 
“Nicht gut capelli stropicciati”
“Nicht gut barba lunga” 
“Nicht gut giacca di tuta”
“Nicht gut pantaloni di tuta”
“Nicht gut ciabatta per casa”
Mi rendo conto troppo tardi che ho perso del tempo prezioso come ipnotizzato dal suo sguardo indagatore; ora è troppo tardi, qualunque risposta darò, sarà comunque sbagliata, in quanto pervenuta oltre il tempo massimo disponibile in base al suo insindacabile giudizio. Lo zoppo mi farebbe entrare comunque, anche in tuta, mi conosce, sa che Elena lavora lì, sa che abito vicino e una balla per giustificare un'emergenza per la quale sono uscito di casa in tuta e ciabatte gliela potevo intortare.
La tedescona invece non l'ho mai vista e una scusa buona la dovevo tirare fuori nei primi due, massimo tre secondi, dopo diventa troppo evidente che la stai inventando. Io, in tutta onestà, se fossi in lei, non mi farei entrare. 
Ancora non sono riuscito ad aprire bocca che mi guarda con quello che immagino nelle sue intenzioni sia uno sguardo di compatimento e, scuotendo il capo, mi dice: “Visita di neuropsich, naturlisc, primo piano”.
In pratica mi ha dato del malato di mente ma sono passato senza nemmeno esalare una singola parola, alla fine ho dovuto parlare meno di quanto avrei dovuto fare con Erminio, passare per uno con la testa bacata tutto sommato non sempre è una cosa negativa. 
Mi dirigo verso la scala che sale ai piani, devo fare almeno finta di andare al primo piano, l'usciera mi tiene d'occhio e probabilmente appena non sarò più visibile telefonerà al dottore dei matti per sentire se aspettava la visita di uno in tuta e ciabatte. Io però non conosco nessuno in quel reparto di neuropsichiatria. Arrivato al primo piano mi rendo conto che non ho molto tempo e, senza pensarci troppo su proseguo verso il secondo piano, dove mi siedo sulla prima sedia del corridoio davanti all'ambulatorio di oculistica. 

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...continua

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<i><b>One evening Luca goes down to take out the garbage, but when he tries to return to his house, on the 20th floor of a suburban building, he discovers that another person lives in his apartment and that his life, as it was until some moment before, it no longer exists. From this moment on, new and unexpected adventures begin for Luca, which mix with the memories of his old life.</b></i>

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Get out of here
 
With all these thoughts in my head, here I am in front of the concierge. Behind the counter, however, there is no Erminio, the lame one, that is, the differently bipedal, whom I know quite well, with whom I often exchange a few words while I wait for Elena to switch off. In its place a cerberus with a decidedly Teutonic look appears in front of me, a mammoth German over the years, with a frowning look and the air of one who has at least four legs, plus one spare, asks me: "Where arre you goingg?"
The tone is one of those who do not admit errors of any kind. If I am wrong, I have the impression of being able to be safely quartered and given as a meal to shepherds of his own origin, whom she surely keeps hidden behind the wooden wall that separates us. Meanwhile I try, as quickly as possible, a sensible answer Frau Whoknows squares me from head to toe, one piece at a time, imperceptibly swaying her head as if to say "Nicht gut!" every time the scanner that has instead of eyes passes over a piece of my body.
"Nicht gut wrinkled hair"
"Nicht gut long beard"
"Nicht gut track jacket"
"Nicht gut sweatpants"
"Nicht gut slipper for home"
I realize too late that I have wasted precious time as if hypnotized by her inquiring gaze; now it is too late, any answer I will give will still be wrong, as it was received beyond the maximum time available based on her unquestionable judgment. The cripple would let me in anyway, even in overalls, he knows me, he knows that Elena works there, he knows that I live nearby and a lie to justify an emergency for which I left the house in overalls and slippers I could have invent for him.
The German woman, on the other hand, I've never seen her and I had to come up with a good excuse in the first two, maximum three seconds, after which it becomes too obvious that you are inventing. I, in all honesty, if I were in her place, I wouldn't let me in.
I still haven't been able to open my mouth as she looks at me with what I imagine her intentions to be a look of compassion and, shaking her head, she says to me: “Visit of neuropsich, naturlisc, close-up”.
In practice she called me mentally ill but I passed without even exhaling a single word, in the end I had to talk less than I should have done with Erminio, going for someone with a buggy head is not always a bad thing.
I head towards the staircase that goes up to the floors, I have to at least pretend to go to the first floor, the usher is keeping an eye on me and probably as soon as I am no longer visible she will call the mad doctor to see if he was expecting a visit from someone in overalls and slippers. But I don't know anyone in that neuropsychiatry ward. When I get to the first floor, I realize that I don't have much time and, without thinking too much about it, I continue towards the second floor, where I sit in the first chair in the corridor in front of the ophthalmology surgery.

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...to be continued

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