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<a href="https://pixabay.com/it/photos/demone-angelo-diavolo-il-male-4862726/" rel="noopener">Immagine CC0 creative commons</a>

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D'istinto saltai giù dal lettino, per abbracciarla, dimenticando in *quali condizioni fossi*...

"Eccone un altro che ti vuole fare la festa, ma cosa gli fai agli uomini?!", disse la collega...

"Niene, solo loro che capiscono che sono una loro amica, prima di essere un'infermiera professionale...", replicò quella che stavo abbracciando calorosamente, che ricambiava dolcemente il mio abbraccio...

Quando mi resi conto che la *stavo puntando* nelle zone centrali con *l'arma impropria ma apposita*, mi scusai per l'accaduto, mi sentivo un po' in imbarazzo, ok il rapporto amichevole, ok il fatto che mi piaceva, ok il fatto che forse le piacevo un po' anch'io, ma l'uccello quasi completamente duro contro l'inguine ero troppo, oppure no??

"Quanto entusiasmo, sono contenta di vederti così bene, eccolo qua, il tuo uccellino, guarda com'è in forma, uno spettacolo..."

Probabilmente i miei timori erano infondati, ma, giusto per sottolineare il fatto di quanto fossi imbranato (lo sono ancora, sotto certi aspetti, anche se altri 6 anni di vita, e tutto quello che ha portato il covid, mi hanno parzialmente cambiato), mi scusai per quella mia esternazione così plateale, in tutta risposta...

"Dai fenomeno, torna sul lettino, che te lo controllo per bene, voglio che questa volta sia tutto a posto, te lo meriti proprio..."

Con queste premesse, difficile che le cose non vadano per il verso giusto, parlammo di diverse cose, la mia vita, in parte anche la sua, ne venne fuori il profilo di una donna, di una signora, che ne aveva passate parecchie anche lei, di questioni poco piacevoli, ma aveva un modo molto propositivo di affrontare la vita e le sue avversità, mi piaceva sul serio per come si poneva di fronte a determinate situazioni, per le risposte che dava, le confessai apertamente che mi trovavo veramente bene con lei, che era una persona che incontrava la mia più piena approvazione...

"Si capisce da come reagisce il mio esserino qua sotto, sempre in bella esposizione con me, anche quando entro in confidenza con qualche paziente, raramente rimane attivo per così tanto tempo, sei una brava persona anche tu, cerca di fare qualcosa per il tuo rapporto, anche se temo che non ci siano dei grandi margini di manovra..."

Nel frattempo, anzi, quasi subito, l'altra collega se ne era andata, salutandomi cordialmente, ribadendo il fatto che erano a mia disposizione per qualsiasi problema dovesse sorgere, rimanemmo per qualche tempo da soli in quello studio, nemmeno troppo piccolo, per non essere disturbati aveva inchiavato la porta, non riflettei più di tanto su quel particolare, mi feci trasportare molto dalle parole, dai discorsi, potrà sembrare strano quello che sto per dire, ma mi resi conto *di aver bisogno di darmi una veloce lavata*, perché il collaudo era stato completato senza quasi che me ne accorgessi, mi diceva semplicemente di stare tranquillo e rilassato...

Mentre mi alzavo dal lettino, e mi rendevo pienamente conto di quello che era successo, mentre mi accompagnava in bagno rimasi un attimo interdetto, se fare o meno una cosa, la mia eterna indecisione, la mia eterna timidezza, quando si spostò per cedermi il passo verso un lavandino, le chiesi il permesso...

"Di fare cosa?", rispose incerta perché non aveva capito...

"Di fare questo..." replicai appoggiandole una mano sulle natiche...

L'immagine del suo viso in quel momento è la cosa che ricordo con maggiore piacere di tutta quella esperienza, perché girandosi di qualche grado verso me, mi fece una carezza in viso...

"Ti ho controllato ogni millimetro di pelle laggiù, dove non batte il sole, e tu mi chiedi se puoi toccarmi il culo?"

"Cosa c'entra, tu facevi il tuo lavoro...", risposi balbettando come un bimbetto...

"Sì, certo, ma quelli a cui faccio il servizio tutto incluso, come a te, non sono tantissimi, non chiedere, fai..."

Mi sistemai un attimo in bagno, dandomi una buona ripulita, poi rientrando nello studio chiesi se potevo rivestirmi, annuì con la testa, mentre sistemava alcune cose, quando era pronto per uscire in reparto e andarmene definitivamente, le diedi un colpetto sulla spalla, per richiamare la sua attenzione, dicendole...

"Permettimi di salutarti come si deve...", allargai le braccia verso lei, che non trovo di meglio da fare che accoccolarsi avvolta dai miei arti superiori, rimanemmo un po' di tempo in quella posizione, poi ci staccammo leggermente, sempre rimanendo abbracciati...

"Grazie, grazie veramente di tutto quanto, sei stata veramente speciale, grazie ancora..."

"Te lo ripeto, te lo meritavi, per tanti motivi..." e ci baciammo sulle guance, anche se l'ultimo bacio era molto vicino alle labbra...

Continua...

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