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Questo è il link futuro del post che vi sto invitando a leggere nei prossimi giorni su www.serialfiller.org e che qui è in anteprima
Come di consueto oggi vi porto dentro una nuova Anteprima di un articolo che fra qualche giorno o settimana vedrete Nella Mente di un SerialFiller, il mio blog interamente incentrato sul mondo delle serie tv e di cui, da qualche mese, ho deciso di regalarvi costantemente, in anticipo su quello che pubblicherò, gran parte dei post che vedrete su www.serialfiller.org.
The Little Drummer Girl è una miniserie tv in 6 episodi andata in onda sulla BBC One nell'autunno del 2018 e che si presenta come adattamento di un romanzo, di uno dei tanti romanzi molto apprezzati di John Le Carrè.
La serie, passata molto in sordina sui palinsesti tv, vanta un cast stellare ma soprattutto una regia che definire sopraffina è quasi sminuente.
La serie è bella, tesa, affascinante ma il plus lo da la regia. E' uno di quei prodotti che vale la pena di guardare anche solo per vedere all'opera un campione del cinema alle prese con una serie tv.
Movimenti di macchina fantastici che spesso sono repentinii e passano da piani lunghi, lunghissimi a primi piani. La macchina da presa corre dietro i suoi personaggi, li definisce per immagini, crea l'azione. Park Chan Wook è un maestro nel soffermarsi sui dettagli, non è insolito che siano gli occhi o le mani a parlare nelle singole scene. Il regista fa quello che un regista dovrebbe fare, conferire alle singole immagini, alle singole sequenze un significato che sia per immagini e non solo per parole o contesti.
Insomma, la serie vale il prezzo del biglietto gia solo e soltanto per quello che la regia sa offrire.
Di Park Chan Wook abbiamo parlato. Al suo fianco un gruppo di attori formidabili di cui parleremo dopo. E la storia?
La storia è seducente e nasce dalla mente di quel genio di Le Carrè che ultimamente sta diventando un serbatoio inesauribile per la serialità contemporanea.
L'ambientazione è quella dell'Europa e del Medio Oriente nel periodo immediatamente precedente agli ann'80. Il mondo è in preda alla guerra fredda ma in questo contesto geopolitico inizia ad esacerbarsi la situazione mediorientale. Le olimpiadi di Monaco, più volte menzionate nella serie, avevano creato un solco fra l'empatia verso gli israeliani e quella verso i palestinesi a causa della strage al villaggio olimpico.
Si parte dunque da un attentato dei palestinesi ma in terra straniera, a Bonn per l'esattezza, in una capitale della Germania Ovest sempre più dilaniata ed ambigua.
Si parte da queste premesse per addentrarsi in una classica spy story fatta di intrighi, luoghi bui, uomini fedeli alla causa, cinismo dove il fine giustifica i mezzi, purchè si guardi dal proprio punto di vista.
Entra in scena la magistrale regia di Park Chan Wook e la sottile interpretazione di personaggi cesellati perfettamente nelle loro imperfezioni e nella loro drammaticità.
Su tutti erge Michael Shannon che con il suo Marty riesce a penetrare lo schermo grazie soprattutto alla sua impenetrabilità. A capo della task force israeliana si presenterà come uomo saggio, vissuto ed esperto ma in preda a mille dilemmi e dubbi che non lascia mai trasparire agli occhi degli altri. Michael Shannon è un grande attore, uno con la A maiuscola che troppo spesso viene non considerato tra i grandi. Qui da l'ennesima dimostrazione di talento istrionico caratterizzato sempre da una nota di surrealismo e di humour sottile.
Skaarsgard, allora fresco vincitore dell'Emmy per Big Little Lies qui interpreta Gabi, uomo d'azione ma di grande intelletto che sfrutta la sua empatia distruttrice e manipolatrice per assolvere alla causa la giovane Charlie, attrice britannica chiamata ad entrare nell'operazione per la prova della vita.
Inizialmente fatichiamo a capirla, ad innamorarci del suo personaggio ma puntata dopo puntata riesce a rubare la scena e a diventare l'unico e vero motore dell'azione. La Pugh si rivela fantastica nel donare tormento vero e passionalità ad un personaggio difficile da interpretare, difficile da inquadrare. Un'attrice chiamata a recitare nel teatro della vita per una missione in cui non crede, non può credere ma che la travolge e la annichilisce oltre che forgiarla.
Il finale è criptico ed esistenziale, un suggello ad una grande serie che forse passerà inosservata ma che può e deve essere una pietra nella collezione degli appassionati di tutto il mondo.
Sviluppo Personaggi: 8
Complessità: 7,5
Originalità: 6,5
Autorialità: 7
Cast: 8
Intensità: 8
Trama: 7
Coerenza: 6,5
Profondità: 6,5
Impatto sulla serialità contemporanea: 7
Componente Drama: 7
Componente Comedy: 1
Contenuti Violenti: 5
Contenuti Sessuali: 2
Comparto tecnico: 8,5
Regia: 10
Intrattenimento: 4
Coinvolgimento emotivo: 7
Opening: 3
Soundtrack: 5
Produzione: BBC One
Anno di uscita: 2018
Stagione di riferimento: 1
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# ENG
Spy drama and the Middle East?
Florence Pugh before she became the famous Florence Pugh?
What do Park Chan Wook and John Le Carré have to do with each other?
The Little Drummer Girl is a 6-episode TV miniseries that aired on BBC One in the fall of 2018 and takes the form of a novel adaptation of one of John Le Carrè's many highly regarded novels.
The series, which passed very quietly on TV schedules, boasts a stellar cast but above all a direction that to call it over-the-top is almost belittling.
Behind the camera for all 6 episodes is Korean director Park Chan Wook, author of the revenge trilogy whose "Old Boy" we have all surely seen at least.
A name little known to Western audiences but who has for years been regarded as one of the best filmmakers on the scene.
If you want proof of these claims then this series can give you irrefutable proof that Park Chan Wook is an ace.
The series is beautiful, tense, fascinating, but the plus is given by the direction. It is one of those products worth watching if only to see a champion of cinema at work grappling with a TV series.
Fantastic camera movements that are often abrupt and go from long, very long shots to close-ups. The camera runs behind his characters, defining them in images, creating the action. Park Chan Wook is a master at dwelling on details; it is not unusual for eyes or hands to do the talking in individual scenes. The director does what a director should do, give individual images, individual sequences a meaning that is for images and not just words or context.
In short, the series is worth the price of the ticket already and only for what the director can offer.
Of Park Chan Wook we have spoken. By his side is a formidable group of actors that we will talk about later. And the story?
The story is seductive and springs from the mind of that genius Le Carré who is lately becoming an inexhaustible reservoir for contemporary seriality.
The setting is Europe and the Middle East in the period immediately preceding the 1980s. The world is in the grip of the Cold War, but in this geopolitical context the Middle Eastern situation begins to exacerbate. The Munich Olympics, mentioned several times in the series, had created a furrow between empathy for Israelis and empathy for Palestinians because of the massacre at the Olympic village.
For the public, the Palestinian issue was secondary in the sense that it was perhaps during those years that the myth of an unsubjugated but unintentionally violent people bent on terrorism was created. The Israelis began to play the part of victims by currying increasing favor in the international intelligence community and proliferating the much-known Mossad.
So we start with an attack by the Palestinians but on foreign soil, in Bonn to be exact, in an increasingly torn and ambiguous West German capital.
It starts from these premises to delve into a classic spy story of intrigue, dark places, men loyal to the cause, and cynicism where the end justifies the means, as long as you look at it from your point of view.
Enter Park Chan Wook's masterful direction and subtle portrayal of characters chiseled perfectly in their imperfections and drama.
The series thus travels on the edge of drama and action but manages to flow very quickly thanks to the underlying lightness that is given to stories and protagonists with lots of sharp dialogue often devoted to irony and sarcasm.
If the direction is the flagship of the series, the acting department is no less impressive.
In particular, 3 standout performances stand out.
Above them all stands Michael Shannon, whose Marty manages to penetrate the screen with his Marty thanks mainly to his impenetrability. At the head of the Israeli task force he will come across as a wise, experienced and experienced man but in the grip of a thousand dilemmas and doubts that he never lets show in the eyes of others. Michael Shannon is a great actor, one with a capital A who is too often overlooked among the greats. Here he gives yet another demonstration of histrionic talent always characterized by a note of surrealism and subtle humor.
Skaarsgard, then a fresh Emmy winner for Big Little Lies here plays Gabi, a man of action but great intellect who uses his destructive and manipulative empathy to absolve young Charlie, a British actress called into the operation for the test of her life, of her cause.
Reality is the theater, Charlie and Gabi the actors. Skaargaard is not one of those actors who show and demonstrate his talent with microexpressions, funny faces or dramatics but with an often mono-expressive face and a major corporality, somewhat Ryan Gosling-like. What he does he does well, very well in fact, and for this part he seems perfect.
The real revelation is the very young Florence Pugh here called upon to play the protagonist Charlie.
Initially we struggle to understand her, to fall in love with her character but episode after episode she manages to steal the show and become the one and only true driving force of the action. Pugh turns out to be fantastic in bringing true torment and passion to a character who is difficult to play, difficult to frame. An actress called to play in the theater of life for a mission she does not believe in, cannot believe in but which overwhelms and annihilates her as well as forges her.
The ending is cryptic and existential, a seal to a great series that may go unnoticed but can and should be a stone in the collection of fans everywhere.
Character Development: 8
Complexity: 7.5
Originality: 6.5
Authorship: 7
Cast: 8
Intensity: 8
Plot: 7
Consistency: 6.5
Depth: 6.5
Impact on contemporary seriality: 7
Drama component: 7
Comedy Component: 1
Violent Content: 5
Sexual Content: 2
Technical Comparison: 8.5
Direction: 10
Entertainment: 4
Emotional Engagement: 7
Opening: 3
Soundtrack: 5
Production: BBC One
Year of release: 2018
Reference season: 1
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